Nel cinema di Wim Wenders, il viaggio è sempre stato una dimensione esistenziale prima ancora che fisica. Dai grandi spazi dell’America di Paris, Texas ai cieli malinconici di Il cielo sopra Berlino, il regista tedesco ha costruito una filmografia che esplora la condizione umana con uno sguardo sospeso tra realismo e spiritualità. Con “Perfect Days”, presentato in concorso al Festival di Cannes 2023, Wenders torna a raccontare la bellezza del quotidiano attraverso un ritratto minimalista e profondamente poetico.
Il film, ambientato a Tokyo e interpretato da uno straordinario Kōji Yakusho (vincitore del Premio per la Miglior Interpretazione Maschile a Cannes), è un’opera che invita lo spettatore a riscoprire la meraviglia delle piccole cose, trasformando la routine in un viaggio interiore di rara intensità.
La storia di Hirayama: un uomo, una routine, un mondo interiore
Il protagonista, Hirayama, è un uomo solitario che lavora come addetto alle pulizie dei bagni pubblici di Tokyo. Ogni giorno segue gli stessi gesti: si sveglia presto, si prende cura delle piante, ascolta musica su vecchie cassette, guida il furgone per raggiungere i bagni pubblici e li pulisce con una dedizione quasi rituale.
A prima vista, la sua vita potrebbe sembrare monotona, persino insignificante agli occhi di una società frenetica e consumistica. Ma Wenders ci invita a guardare oltre: Hirayama è un uomo che ha trovato un equilibrio perfetto nel suo microcosmo. Attraverso piccoli momenti di contemplazione, sguardi fugaci e silenzi carichi di significato, il film costruisce il ritratto di un’esistenza piena di bellezza, pur nella sua semplicità.
La storia si sviluppa con delicatezza, senza grandi eventi o colpi di scena, ma con un’attenzione minuziosa ai dettagli della vita quotidiana: il modo in cui Hirayama pulisce con cura i bagni, il tempo che dedica all’osservazione del sole filtrato tra gli alberi, la musica che ascolta nei momenti di pausa. Ogni gesto diventa una dichiarazione d’amore per l’esistenza.
Il minimalismo poetico di Wenders: il tempo come spazio di riflessione
Con Perfect Days, Wenders realizza uno dei suoi film più essenziali e profondi, che richiama l’estetica del cinema giapponese di maestri come Yasujirō Ozu. Il ritmo lento, la fotografia pulita e la struttura ripetitiva non sono scelte casuali, ma servono a immergere lo spettatore nella stessa dimensione temporale del protagonista.
Il regista si sofferma su momenti apparentemente insignificanti per rivelarne la straordinarietà. Le scene di Hirayama che si prende cura delle sue piante, che scruta il cielo o che si ferma ad ascoltare una canzone diventano attimi di pura contemplazione cinematografica, in cui il tempo sembra sospeso.
Wenders lascia spazio alla riflessione e all’interpretazione, evitando qualsiasi spiegazione esplicita sul passato del protagonista. Perché Hirayama ha scelto questa vita? Quali eventi lo hanno portato a questo stato di pace interiore? Il film non dà risposte, ma suggerisce, attraverso piccoli accenni, un passato forse segnato da una rinuncia o da un distacco volontario dal caos della modernità.
Un’ode alla semplicità e alla resistenza alla società moderna
In un’epoca dominata dalla velocità, dalla tecnologia e dal culto della produttività, Perfect Days è un film che va controcorrente. Hirayama rappresenta una forma di resistenza silenziosa a un mondo che misura il valore delle persone in base alla loro efficienza e al loro successo economico.
Il protagonista non è un eroe, non è un ribelle, eppure il suo modo di vivere è una dichiarazione di libertà: ha scelto di non rincorrere il superfluo, ma di dedicarsi alla cura di ciò che lo circonda. Questa scelta lo rende un personaggio straordinariamente attuale, in un periodo storico in cui sempre più persone cercano di riscoprire una dimensione più autentica dell’esistenza, lontana dall’ansia del consumismo.
La straordinaria interpretazione di Kōji Yakusho
Uno degli elementi più potenti del film è l’interpretazione di Kōji Yakusho, attore giapponese di grande esperienza, già noto per film come Babel e Shall We Dance?.
Il suo Hirayama è un personaggio che comunica più con gli sguardi e i silenzi che con le parole. Ogni suo gesto è carico di dignità e consapevolezza, e la sua espressività trasmette un’intera gamma di emozioni con pochi movimenti del volto.
La sua interpretazione è stata celebrata dalla critica come una delle migliori dell’anno, e il Premio per la Miglior Interpretazione Maschile a Cannes ne è stata la naturale conseguenza.
Accoglienza e impatto culturale
Perfect Days ha ricevuto recensioni entusiastiche, venendo definito uno dei migliori film di Wenders degli ultimi anni. Su Rotten Tomatoes, il film ha ottenuto un punteggio del 96%, mentre su Metacritic ha raggiunto una valutazione di 85/100, segno di un’accoglienza particolarmente calorosa.
Critici come Peter Bradshaw del The Guardian hanno elogiato il film definendolo “una meditazione sulla vita che tocca il cuore senza bisogno di retorica”. Variety ha sottolineato come “Perfect Days” sia una delle opere più toccanti del cinema recente, capace di risvegliare nello spettatore una nuova percezione del mondo.
In Giappone, il film è stato accolto con grande affetto, e in Europa ha trovato un pubblico entusiasta tra gli amanti del cinema d’autore, consolidando la reputazione di Wenders come uno dei grandi narratori della condizione umana.
Una lettera d’amore alla vita ordinaria
Perfect Days è un film che non cerca di impressionare con effetti spettacolari o grandi rivelazioni, ma che riesce a emozionare profondamente con la sua semplicità. È un’opera che invita a guardare il mondo con occhi diversi, a riscoprire la bellezza dei gesti quotidiani e a riflettere sul valore del tempo e della presenza.
Con una regia elegante e una performance straordinaria di Kōji Yakusho, Wenders firma uno dei film più delicati e significativi dell’anno, un’opera che resterà nel cuore degli spettatori come un piccolo ma prezioso frammento di poesia cinematografica.