Los Angeles e New York sono due città simbolo degli Stati Uniti, ma rappresentano universi completamente diversi. Se New York è il cuore finanziario e culturale del paese, con la sua frenesia, i suoi grattacieli e il suo carattere cosmopolita, Los Angeles è il regno dell’industria cinematografica, del sole e delle opportunità, ma anche delle illusioni e delle disillusioni. Il cinema ha spesso raccontato queste due metropoli con approcci differenti: New York è stata ritratta come una giungla urbana, un luogo di possibilità ma anche di solitudine; Los Angeles, invece, è apparsa come una città in cui il sogno di Hollywood si mescola con il lato oscuro del successo. Attraverso alcuni dei film più iconici del Novecento, esploriamo come il cinema ha raccontato queste due città e le loro profonde differenze.
New York: il fascino e l’angoscia della metropoli
New York è stata protagonista di alcuni dei più grandi film della storia del cinema, raccontata attraverso storie di ambizione, solitudine e violenza urbana. Se Los Angeles è il simbolo del sogno americano e della sua decadenza, New York è la città delle opportunità, ma anche della lotta per la sopravvivenza. Un film che incarna perfettamente questa dualità è Taxi Driver (1976) di Martin Scorsese. Il film segue Travis Bickle (Robert De Niro), un reduce del Vietnam che lavora come tassista di notte e osserva con crescente disgusto la decadenza della città. La New York di Taxi Driver è sporca, violenta, caotica, un labirinto di strade illuminate al neon in cui convivono criminalità e solitudine. Travis diventa l’incarnazione dell’alienazione urbana, un uomo incapace di trovare un posto nel mondo, che sfoga la sua frustrazione in un crescendo di paranoia e violenza. La celebre scena in cui si guarda allo specchio e ripete “You talking to me?” è diventata un’icona del cinema, così come il climax sanguinoso che segna il suo tragico tentativo di dare un senso alla propria esistenza.
Se Taxi Driver mostra il lato oscuro della città, Manhattan (1979) di Woody Allen la celebra con amore e ironia. Girato in un meraviglioso bianco e nero con la colonna sonora di George Gershwin, il film racconta la vita sentimentale e le nevrosi di un gruppo di intellettuali newyorkesi. Il protagonista, interpretato dallo stesso Allen, è un autore televisivo insoddisfatto che si destreggia tra relazioni complicate e crisi esistenziali. La New York di Manhattan è romantica e intellettuale, un luogo che stimola la creatività e le emozioni. La scena iniziale, con le immagini della città accompagnate da Rhapsody in Blue, è uno dei più grandi omaggi cinematografici alla metropoli, rendendola un vero e proprio personaggio del film.
Ma New York non è solo il palcoscenico di storie di alienazione e romanticismo: è anche il cuore del potere e della criminalità organizzata. Quei bravi ragazzi (1990) di Martin Scorsese è uno dei più grandi gangster movie mai realizzati, e racconta l’ascesa e la caduta di Henry Hill (Ray Liotta), un uomo che fin da giovane sogna di entrare nella mafia. Il film mostra una New York fatta di lusso, violenza e tradimenti, in cui il confine tra successo e rovina è sottilissimo. Scorsese utilizza un montaggio frenetico e una regia dinamica per immergere lo spettatore nel mondo della criminalità organizzata, con scene memorabili come il lungo piano sequenza che segue Henry mentre entra nel Copacabana. Il contrasto tra l’euforia iniziale e la paranoia finale del protagonista riflette l’evoluzione di una città in cui tutto può cambiare in un attimo.
Un altro film che ha raccontato il lato oscuro del potere newyorkese è Wall Street (1987) di Oliver Stone. Ambientato nel cuore finanziario della città, il film segue la scalata al successo del giovane broker Bud Fox (Charlie Sheen), che viene sedotto dal fascino e dalla spietatezza di Gordon Gekko (Michael Douglas). Gekko incarna il cinismo dell’alta finanza con la sua celebre frase “L’avidità è buona”. New York appare come un luogo dove il denaro è l’unico valore, e chi non riesce a tenere il passo è destinato a essere schiacciato.
Con questi film, il cinema ha restituito un’immagine complessa e sfaccettata di New York: una città che offre infinite possibilità, ma che può anche inghiottire chi non è abbastanza forte per affrontarne le sfide. La sua bellezza e il suo caos, il suo romanticismo e la sua brutalità, la rendono un palcoscenico perfetto per raccontare storie di ambizione, solitudine e successo.
Los Angeles: la città del sogno e della disillusione
Se New York è la città delle possibilità e delle nevrosi, Los Angeles è il regno del sogno e della caduta, il luogo dove Hollywood costruisce miti e, allo stesso tempo, li distrugge. Un film che racconta alla perfezione questa doppia anima è Chinatown (1974) di Roman Polanski. Ambientato negli anni ’30, il film segue le indagini del detective privato J.J. Gittes (Jack Nicholson), che si trova coinvolto in una rete di corruzione e intrighi legati all’approvvigionamento idrico della città. Los Angeles appare come un luogo apparentemente splendente, ma in realtà marcio fino al midollo. Polanski usa la città come metafora della menzogna: sotto la superficie dorata si nascondono segreti inconfessabili, e il finale amaro sottolinea la sconfitta dell’individuo di fronte al potere.
Un altro film che esplora il lato oscuro della città è Sunset Boulevard (1950) di Billy Wilder, un’opera che smaschera la crudeltà dell’industria cinematografica. Il film racconta la storia di Norma Desmond (Gloria Swanson), un’ex diva del cinema muto che vive isolata nella sua villa di Hollywood, ossessionata dal desiderio di tornare sotto i riflettori. Attraverso la narrazione in prima persona di Joe Gillis (William Holden), uno sceneggiatore fallito che diventa suo protetto, Sunset Boulevard mostra il lato più spietato di Los Angeles: una città che esalta il successo ma che abbandona rapidamente chi non è più utile all’industria. L’atmosfera noir e la celebre battuta finale di Norma, “Sono pronta per il mio primo piano”, trasformano il film in una delle più lucide critiche al sogno hollywoodiano.
Negli anni ’90, Heat – La sfida (1995) di Michael Mann dipinge Los Angeles come una metropoli fredda e impersonale, fatta di autostrade infinite, grattacieli illuminati e silenzi che amplificano il senso di solitudine dei protagonisti. Il film segue la sfida tra il detective Vincent Hanna (Al Pacino) e il criminale Neil McCauley (Robert De Niro), due uomini diametralmente opposti ma simili nel loro essere ossessionati dal lavoro. Mann utilizza la città non solo come sfondo, ma come un elemento narrativo fondamentale: Los Angeles è il campo di battaglia in cui si svolge il duello tra i due protagonisti, un luogo che, nonostante la sua vastità, non lascia spazio alla fuga. La celebre scena del loro incontro in un diner, con lo skyline della città sullo sfondo, è uno dei momenti più iconici del cinema degli anni ’90.
Infine, L.A. Confidential (1997) di Curtis Hanson ci riporta nella Los Angeles degli anni ’50, raccontando la corruzione della polizia e il lato oscuro della città del cinema. Il film segue tre poliziotti con metodi e ambizioni diverse che cercano di risolvere un caso di omicidio legato al sottobosco criminale di Hollywood. Con un’estetica che richiama il noir classico e una sceneggiatura ricca di colpi di scena, L.A. Confidential smaschera il volto nascosto di Los Angeles, mostrando una città in cui l’apparenza inganna sempre.
Questi film ci restituiscono un ritratto di Los Angeles molto lontano dal mito dorato di Hollywood. Se da un lato la città è il luogo del successo e delle opportunità, dall’altro è anche il simbolo della disillusione, della corruzione e della solitudine. La sua luce abbagliante nasconde spesso ombre profonde, e il cinema ha saputo catturarne entrambe le anime con maestria.
Due città, due anime cinematografiche
New York e Los Angeles sono due poli opposti che il cinema ha esplorato in modi diversi. Se New York è stata spesso raccontata attraverso storie di crimine, alienazione e ambizione, Los Angeles è stata ritratta come la città del sogno e dell’inganno, dove il successo può trasformarsi in tragedia. Questi film non solo ci mostrano le due metropoli, ma ci raccontano anche qualcosa di più profondo sulla società americana e sulle sue contraddizioni.